A Gallipoli schiatta il Pupo, con il botto !
Gallipoli 31 dicembre. La città bella (bellissima davvero sotto un cielo tersissimo di un trasparente blu zaffiro) è in fermento. Si installano in piazza le effimere costruzioni che stanotte saranno mangiate dal fuoco. E’ col fuoco che si festeggerà: Fuoco che è luce, vita ed insieme distruzione, cenere e morte.
Noi iniziamo la nostra passeggiata a caccia di Pupi ( giganteschi simulacri dell’anno che muore) dalla piazza della Stazione. E’ sempre lì la realizzazione più bella o comunque la più tecnicamente raffinata ( come ideazione, costruzione, incisività del modellato). Quest’anno rappresenta il solito vecchiaccio ormai sulla sedia a rotelle guidata da una viperina infermiera. E’ colto nell’atto di perdere la dentiera che sta precipitando in un mare da cui, inquietante ( si fa per dire) emerge una pinna di squalo. Il feroce predatore vuole la dentiera o il vecchietto? A mezzanotte si prenderà l’una e l’altro.
Seconda tappa il Lungomare. Un vecchio signore alto e ricco alza le mani in segno di resa di fronte ad un neonato ( molto ben modellato) già incattivito e vizioso che, sigaro in bocca, è pronto ad accostarlo alla miccia che , da un cannone di cartapesta, invierà il proiettile per incenerire tra fuochi e botti il vecchio malvissuto 2015. Anche il neonato non promette niente di buono. Il 2016 già nasce con una cattiva fama : anno bisesto, anno funesto! La speranza che non porti guai questa volta è davvero molto flebile, addirittura risibile.
Incontriamo poi, verso il cimitero, un altro grande Pupo già pronto al sacrificio rituale.
Girondolando qua e là ci imbattiamo in un bel gruppo di ragazzini intorno al loro Pupo: il più piccolo, in giacca rossa, si affaccenda a chiedere ai passanti ed ai fotografi una piccola offerta ( più che dovuta) per il loro lavoro e le spese. La lavorazione della cartapesta a Gallipoli la si impara fin da piccoli. Colgo il ragazzino appoggiato al suo Pupo: è davvero una foto augurale : anno vecchio da cui spunta una vita nuova, vivace e motivata.
Giungiamo alfine al Pupo dei Pupi: in via Agrigento i ragazzi, con maestria , hanno realizzato un anno vecchio in forma di Pagliaccio che ha giocato ai dadi la sua sorte. E’ alto 10 metri, imponente e frutto di tantissimo lavoro.
Il nostro giro potrebbe continuare alla ricerca di altri Pupi ma abbiamo colto lo spirito gallipolino e siamo soddisfatti. Questa arte effimera, che stanotte brucerà, testimonia della vita sociale e dell’amore dei gallipolini per la loro città e le loro tradizioni, tante e spesso uniche, che cementano e tramandano la loro identità.