Le campanelle tintinnano : è Natale

Qualche segnaposto, un centrotavola e poi, quest’anno, le campanelle mi hanno preso la mano. Riordinando , ho scovato un piccolissimo bicchiere da liquore di inizio ‘900. Fatta una pallina di argilla, l’ho spinta dentro con il pollice : ed ecco un calice di narciso. E di qui in poi è stato come mangiare ciliegie : una tira l’altra! Piccolissime campanelle per l’albero ( ho usato un’infiorescenza di agave) che, dopo la prima cottura si sono rivelate ancora più divertenti. Ogni parte: il calice, la corolla, la base , l’ ho smaltata a pennello, negli accostamenti più vari. Il risultato , dopo il secondo fuoco, è stato sorprendente.  Ho aggiunto poi i pistilli fatti di sonaglini e montato il tutto con spago verde per simulare lo stelo di fiori ricadenti. Ho  continuato poi a modellare campane e campanelle, giocando con suoni e colori diversi.

Da molti millennii le campanelle tintinnano , con funzione apotropaica. In epoca romana venivano agitate durante le cerimonie funebri per tenere lontani i Lemures, spiriti inquietanti dell’oltretomba. I bambini alla nascita ne ricevevano in dono ( ed ancora oggi ne appendiamo sopra le culle). Si chiamavano crepitacula, tintinnabula e venivano portati al collo, appesi ad una catenella.

Tin, tin, tin e subito un piccolo sorriso sboccia sulle labbra e forse, chissà, se non uno spirito malvagio almeno un cattivo pensiero viene allontanato per un attimo tin, tin…