Il paradiso è un giardino
Questa espressione, in sé, dovrebbe essere di un’ovvietà disarmante, di lapalissiana evidenza, come dire: il giardino è un giardino.
Paradiso: pairi (attorno) daeza (muro) è, in antico persiano, giardino, appunto. Poi questa parola è migrata e strada facendo si è caricata di significati più impegnativi.
Ma che cosa è più paradisiaco di questo piccolo, dispotico atto di creazione circondato da un muro?
Niente è più innaturale di questa apparente naturalità.
L’ideazione di un giardino è un gioco intellettuale in cui si prefigurano e progettano colori, forme, luci,tempi,associazioni nei rigidi schemi del possibile. Lo spartito entro cui si scrive questa musica lo dettano la terra, l’acqua, il sole, il clima, i venti e i punti cardinali.
E il tempo, inesorabilmente, rivelerà gli errori.
Nel mio piccolo paradiso, appena creato, ho deciso su un terreno misto di terra rossa e sabbia di far vivere un sogno circumediterraneo.
I cotogni: il melo e il pero sono già in fiore, i banani si stanno riprendendo dal letargo invernale, i gelsomini profumano l’aria.
Le aromatiche e le essenze spontanee del Salento sono il tessuto. Sono piante umili e generose.
Alla collezione di timi ho accostato la santoreggia, il rosmarino, le salvie. Le lavande sono quelle marine ed a fioritura estiva: la marocchina lavandula x christiana, la provenzale Pierre Grosso e Hidecote Geant. Matthiola bicornis, violacciocca dall’intenso profumo notturno, le piccolissime iris (gynandrirs sisyrichium), i pancrazi marittimi, le orchidee spontanee, i cisti e gli splendidi fiorellini blu-viola elettrico della alkanna tinctoria mettono in mostra tutta la grazia negletta del Salento.