Ottobre, il carrubo
Il carrubo è un albero maestoso, molto longevo (può vivere 500 anni), dalla chioma larga ed espansa e può raggiungere i 15-20 metri di altezza. Le sue foglie, verde scuro sopra, rossastre sotto, sono persistenti, composte e arrotondate, glabre, lucenti e coriacee.
Non esistono più le grandi foreste sempreverdi di carrubi che già in epoca fenicia coprivano vaste zone costiere del Mediterraneo, ma ancora oggi si ergono solitari grandi esemplari nelle zone dove la grande siccità e le alte temperature estive impediscono ad altre specie di sopravvivere.
Il suo nome botanico, CERATONIA SILIQUA deriva per metà dal greco keràtion (piccolo corno) e per metà dal latino siliqua (baccello).
È una specie dioica, che presenta cioè fiori maschili e femminili su piante diverse; tranne che nella forma selvatica dove si possono trovare contemporaneamente frutti e fiori maschili (come nell’esemplare che ho fotografato nel Parco regionale del Pizzo).
I fiori femminili si trasformano in frutti dopo circa un anno e le carrube verdi e piccole in primavera, diventano, a fine estate, color cioccolata. Un albero adulto può produrne alcuni quintali per stagione.
Le carrube sono lunghi baccelli dalla buccia esterna cuoiosa ma non troppo dura che, spezzati, rivelano una polpa dolcissima, dentro la quale sono annidati una decina di semi a forma di lente, duri e lisci.
Buone le carrube e nutrienti: contengono saccarosio e glucosio, sali minerali: calcio, fosforo, magnesio e ferro. Pare che facessero parte della dieta di S.Giovanni Battista nel deserto: cavallette come piatto principale e poi, per dolce, miele selvatico e carrube!
E’ un frutto dimenticato, legato, nella memoria degli anziani, ai tristi tempi della guerra, della fame e della miseria.
Dagli anni ’80 la farina di carruba è usata nell’industria alimentare: ha un alto contenuto di proteine, vitamine, minerali. È ricca di zuccheri e povera di grassi e quindi utilizzata per ricavare il “carcao” un succedaneo del cacao. Era anche, un tempo, uno dei migliori rimedi contro le infezioni intestinali, specie dei bambini piccoli. È molto usata nella alimentazione animale e cavalli e maiali ne sono ghiotti.Dai semi si ricava una gomma addensante che viene usata in pasticceria.
I semi peraltro hanno una caratteristica tutta particolare: uniformi e di egual peso furono usati dai gioiellieri come unità di misura per le pietre preziose: il carato.
Si conservano ancora, in Salento, ricette a base di carruba.
Se volete assaporare questo gusto antico provate a fare le CARAMELLE DI CARRUBA:
Spezzettare le carrube e togliere i semi. Farle bollire coperte di acqua una mezz’ora abbondante. Raccogliere il liquido e aggiungere egual peso di zucchero. Rimettere sul fuoco e quando inizia a caramellare stenderlo in un piccolo strato su un foglio di carta da forno. Lasciar freddare e tagliare in piccoli pezzi. Ottimo per la gola!