Dicembre, il corbezzolo
È finita l’estate, anche quella di S.Martino. Abbiamo fatto bagni fino al 9 novembre, ma ora è arrivato davvero l’autunno. Un po’ di pioggia, qualche mareggiata, ogni tanto un bel sole. È l’ora per il corbezzolo di fiorire e maturare. Questa tipica pianta mediterranea è un arbusto o un vero albero (indimenticabile per me il boschetto di “arbetrelli” che circondava la nostra casa in Versilia), che si unisce volentieri al mirto, all’alloro, al lentisco per formare belle e profumate macchie sempreverdi. Il suo verde inalterato, unito al bianco dei fiori contemporaneo al rosso dei frutti ne ha fatto l’albero che, nel nostro Risorgimento, era caro a coloro che sognavano l’unità d’Italia: bianco, rosso e verde come la nostra bandiera. Così lo cantò Pascoli in un’ode ad esso dedicata:
“…i bianchi fiori metti quando rosse/ hai già le bacche, e ricominci eterno,/quasi per gli altri ma per te non fosse/ l’ozio del verno; o verde albero italico…”
Minor apprezzamento, nell’antichità, gli riservò Plinio il Vecchio e traccia di quel giudizio è rimasta nel suo nome ufficiale Arbutus Unedo: unum edo (in latino: “ne mangio uno solo”). Il suo gusto è considerato insipido, ma con un piccolo trucco può diventare un gradevole dessert per le giornate d’autunno.
Ecco la mia ricetta: raccoltane una bella manciata, lavarli molto bene e metterli nel solito passaverdura a mano. Si può così separare la polpa cremosa dalla buccia granulosa. La polpa, messa in coppette con un paio di cucchiaiate di zucchero di canna e un bel bicchierino di rum, diventa un delicato fine pasto, ricco di vitamina C e di colore.