Smalti: un mare di colori, di pesci, di gechi, di civette e di meduse
La ceramica, fatta a livello amatoriale, è sempre divertimento, ma niente è più eccitante del giocare con gli smalti e le cristalline colorate. Ci si sente un po’ streghe e si scatena la fantasia. Si vede il proprio lavoro con occhi da veggente. Le polveri che, sciolte in acqua, danno luogo agli smalti, hanno colori, da crude, spesso ingannevoli rispetto al risultato finale. Un delicato violetto sarà un blu intenso, un nero cupo sarà poi verde, un grigio sarà un acquoso azzurro. La verniciatura o invetriatura è appunto quella coperta che, a secondo fuoco, si sovrappone all’oggetto già biscottato. Questa tecnica è antichissima e scoperta separatamente , in tempi diversi, in civiltà lontanissime tra loro. Alla terracotta questa lavorazione dà maggiore robustezza e la rende impermeabile. E’ una miscela di creta e sostanze minerali, macinate in polvere finissima. Sciolta in acqua può essere applicata sull’oggetto con il pennello, per immersione, a versamento o a spruzzo. Sottoponendo poi il pezzo verniciato ad una cottura superiore ai 900°, gli ingredienti della vernice si fondono e, durante il raffreddamento si solidificano formando una copertura vitrea e impermeabile. Si hanno vernici trasparenti ( le cristalline) e coprenti, non trasparenti: i cosiddetti smalti. Esistono anche cristalline colorate e ultimamente ho scoperto che aggiungendo un po’ di colore sottovernice ( in quantità variabile a seconda della tonalità che si vuole ottenere) alla cristallina se ne possono ottenere di personalizzate. La cristallina colorata, colando e depositandosi più abbondantemente nelle depressioni del modellato, diventa di una tinta più scura , dando bellissimi effetti di chiaro scuro. Il blu è figlio del carbonato di cobalto, il verde dell’ossido di rame, il marrone dell’ossido di ferro, il grigio dell’ossido di nichel, il violetto del carbonato di manganese, il nero del carbonato di manganese, ossido di rame e ossido di cobalto. Il rosso, ahimè, è figlio della disperazione!
Mai si può prevedere con esattezza il punto di colore che uscirà dal forno, tante sono le variabili per chi, come me, pasticcia con oggetti, terre, colori, engobbi sempre diversi. Il rosso è senz’altro il colore più difficile in ceramica. Basta uno sbalzo minimo di temperatura, una variazione della posizione nel forno, un diverso biscotto di base e chissà quante altre misteriose variabili che il bel rosso ottenuto una volta lo si insegue poi come una chimera. Ultimamente però, ho trovato un bellissimo rosso selenio che mi dà tante soddisfazioni. Fallisce raramente e solo a pennello, per immersione non mi ha mai tradito. Nelle depressioni si accumula e si screzia, nei rilievi si ritira e dà degli effetti quasi d’argento con un bel contrasto di colori che esalta anche il modellato più minuto. Nel mio mare di colori sono le meduse adesso a darmi le più grandi soddisfazioni: accosto di tutto e oplà!. ne escono creazioni coloratissime che rivelano il loro splendore solo ad apertura di forno. Si potrebbe dire ” Lo splendore casuale delle meduse” prendendo a prestito il titolo della traduzione italiana di un bel libro di Judith Schalansky recentemente pubblicato da Nottetempo. Ve lo consiglio, indipendentemente dalle meduse ed anche dalla ceramica.