Silvano Apollonio
Se dovessi mettere il solito sottotitolo dei miei articoli sulla ceramica, questa volta la parola chiave sarebbe smalti, smalti, smalti. Belli, pastosi, luminosi, vivi, perfettamente dominati. Ma non posso dire solo smalti perché qui sono le forme che dominano: belle, tornite, pulite, perfette. La sera del primo maggio, passeggiando per Galatone, bellissima nel suo abito di festa, mentre ci avviavamo per il ritorno, una porta spalancata sull’esterno del castello inquadrava, in piena luce, una composizione allegra e perfetta che mi ha attirato irresistibilmente. Nelle opere esposte, di Silvano Apollonio, è tutta la gioia e la passione mediterranea per il colore unita ad una sapienza geometrica di grande equilibrio. Esprit de finesse ed esprit de géométrie trovano il loro equilibrio in questo artista capace di regalare emozioni e contemporaneamente godimento intellettuale per l’armonica bellezza e l’equilibrio delle proporzioni. L’abilità tecnica (il perfetto dominio dei ritiri, delle deformazioni, degli incastri, delle forme e dei colori) e la sensibilità artistica sembrano di grande scuola, un percorso fatto di lunghi studi e affinamento accademico.In una bella chiacchierata invece l’autore mi ha rivelato un percorso ben diverso. Mi ha detto di essere autodidatta ed arrivato all’arte non per professione, ma per passione. La bellezza solare del Mediterraneo è tutta in queste opere. Si respira aria catalana: la lezione di Mirò, quella di Gaudì ed anche araba nella minuta policromia e certo sensibilità salentina nel ritmo serrato ed esplosivo delle composizioni. È musica solida che libera e cura.