L’engobbio, una tecnica antica
Giocare con la terra può diventare giocare con le terre.
Quando si ricopre un oggetto crudo, modellato in creta, con una argilla di altro colore si ha l’engobbio. Lo si può fare su crete rosse con una barbottina di terra bianca o viceversa ( la prima soluzione è più comune). Si modella l’oggetto e quando è a durezza cuoio lo si ricopre a pennello o altrimenti con la barbottina prescelta. Si può giocare ulteriormente arricchendo la barbottina di pigmenti colorati. Naturalmente il colore della barbottina condiziona la colorazione finale. Se parto da una terra rossa potrò solo ottenere colori più scuri della terra usata, Una maggiore gamma di tonalità la potrò ottenere partendo da una barbottina bianca. È necessario tener presente che la barbottina engobbiante è molto più liquida della creta sottostante e quindi va applicata sull’oggetto quando esso è già a durezza cuoio. Se, ad esempio, applico barbottina bianca su una qualche terra rossa avrò ritiri diversi. Se la terra rossa avesse un 10% di ritiro e la bianca un 4-5%, dovrei applicare la copertura quando la rossa si sarà ritirata di un 6-5% in modo da ottenere una sintonia tra le parti. Se la applicassi su creta più umida o più secca si staccherebbe dalla sua base. L’oggetto , una volta seccato, può venir cotto a gran fuoco. Si può procedere successivamente ad una cristallinatura ed un secondo fuoco e volendo anche ad un terzo senza più alcun fastidio. Io uso con piacere questa tecnica in genere per ottenere vivaci contrasti tra argilla refrattaria, di un bellissimo caldo color mattone e argilla per terraglia bianca. Mi piace poi cuocere a granfuoco e godere di questo risultato senza ulteriori lavorazioni. Questa tecnica permette rilievi con sovrapposizioni sufficientemente dense o, al contrario, intarsi inserendo la barbottina in cavità dell’impasto. L’engobbio può essere anche graffito e, successivamente ricoperto di cristalline colorate. Ho trovato questa tecnica antica e semplice congeniale alla realizzazione di un’Athena, completa di tutti i suoi attributi: la civetta, il serpente Erittonio, la lancia, l’egida con la testa di Gorgone, l’elmo, la Nike alata. L’egida in particolare mi ha divertito: la Gorgone è una collezione di engobbi colorati: è bastato mischiare alla barbottina una punta di colori per sottosmalto. La mia Dea può impugnare o appoggiare la lancia, muovere la testa, toccare o lasciare lo scudo perché le ho fatto braccia e testa mobili. Può anche suonare perché al suo interno ho imprigionato sette piccole sfere di creta. L’ho cotta solo una volta, perché mi trasmettesse il fascino arcaico di una lavorazione antica. Con la stessa tecnica ho realizzato anche le civette e le torri.