La maiolica : una ricca coperta per il biscotto
Ecco un’altra faccia della ceramica: la maiolica. Tecnica amatissima per secoli e tipica dei molti centri di tradizione, dal Nord al Sud, della nostra penisola. E’ maiolicata la terraglia di Mondovì e quella di Albissola, quella di Deruta come quella di Castelli e, per fermarci nel Salento, quella di Grottaglie come quella di Cutrofiano. Prende il nome , in italiano, da Majorca, isola delle Baleari dove , a suo tempo (IX sec.circa) fu introdotta dagli arabi che ne facevano e fanno un grande uso. In francese la si chiama faiance, dalla città di Faenza, centro indiscusso di splendida produzione ceramica . Si usa generalmente per ricoprire argille ricche di ossidi ferrosi, cotte a bassa temperatura ( 900-950°) che sono piuttosto porose ed assorbenti. Dopo la prima cottura il biscotto viene immerso in un bagno di smalto stannifero che ricopre completamente la superficie con una coperta bianca e pastosa. Su questa base si può dipingere con colori soprasmalto. Una seconda cottura ( intorno ai 900-920°) fisserà smalto e decoro. La maiolica, a parte lavori eccelsi specie rinascimentali, è usata solitamente nella tradizione popolare per stoviglie e oggetti di uso quotidiano.Mi ricorda sempre le atmosfere di Gozzano : …Talora già la mensa era imbandita/ mi trattenevi a cena. Era una cena/ d’altri tempi, col gatto e la falena/ e la stoviglia semplice e fiorita… M’era più dolce starmene in cucina/ tra le stoviglie a vividi colori:/ tu tacevi,tacevo, Signorina:/godevo quel silenzio e quegli odori/ tanto tanto per me consolatori,/ di basilico d’aglio di cedrina…E’ una ceramica povera ma bella, con un suo fascino fresco e campagnolo. Io non la uso moltissimo ma vi ricorro volentieri quando voglio ottenere un effetto ricco e corposo, quasi di panna montata, anche su terraglia bianca.