Alloro : gloria , salute e buona cucina
Sull’alloro nereggiano in ottobre lucide drupe nere. Solo sulle piante femminili, su cui a primavera erano sbocciati piccoli fiori gialli, forniti di pistillo, alle ascelle fogliari. Le piante con fiori maschili, ricchi di stami e polline hanno permesso il lieto evento.
E’ l’alloro, Laurus nobilis, contemporaneamente, pianta sublime e compagna quotidiana degli abitanti del Mediterraneo.
Apollo se ne cinse il capo , in omaggio al suo perduto amore. Dafne, ( nome, in greco, e della ninfa e della pianta) non accettò i suoi ardori e per sfuggirgli implorò la madre Gea, che la trasformò nella bella pianta profumata e sempreverde. Da allora, con i suoi rami, simbolo di gloria, si incoronano gli eroi , i poeti , gli atleti , i guerrieri vincitori.
A Roma, fin dalla sua fondazione, si usava, alle calende di gennaio, regalare rami di alloro (ornati con fichi e pomi) colti nel bosco sacro alla Dea Strenua o Strenna ( che propiziava forza e salute) per augurare un anno dolce e fortunato. In italiano il nome dell’antica Dea è rimasto intrappolato nella parola strenna : per indicare i doni che ci scambiamo proprio in quel periodo dell’anno in occasione del Natale e del Capodanno. Così in francese dove étrenne indica ancora il regalo offerto in occasione del Capodanno.
Le foglie di alloro sono indispensabili per un buon arrosto, un ragù, una zuppa di pesce e, qui in Salento, sono amatissime per una gradevolissima minestrina serale per i bambini. E’ stimolante ed antisettico: un infuso delle sue foglie aiuta la digestione ed ha proprietà diuretiche e disinfettanti: bevuto caldo e dolcificato con il miele è di grande conforto in caso di raffreddore e influenza.
Pare che dalle sue bacche si riesca a ricavare, per prolungata bollitura, un olio o addirittura un burro prodigioso per curare i dolori articolari. Ci ho provato ma la quantità ottenuta è stata così irrisoria che ho rinunciato.
Non ho ho però sprecato tutto il mio lungo lavoro e ne ho, più modestamente, ricavato un gradevolissimo potpourri umido, aggiungendo alla poltiglia violacea abbondante sale e mettendo a maturare il tutto per qualche mese in un recipiente chiuso, rimestando ogni tanto. Messo nelle mie ciotole di ceramica a forma di foglia, nelle scatoline ( a biscotto forate con un piccolo trapano a mano e poi dipinte , cristallinate , ricotte a secondo fuoco) o in vasi cristallinati sarà una deliziosa “strenna” per profumare gli ambienti, da regalare a Natale e Capodanno! (Vedi, se vuoi, l’articolo di aprile : foglie incantate ovvero l’incanto delle foglie)
Preso gusto al gioco, ho provato anche ad imprigionare le virtù salutari per la pelle dell’alloro in piccoli saponi che mio marito ha preso per cioccolatini: l’ho fermato in tempo!
Ricetta : ho appena bollito un paio di manciate di bacche che ho passato al passaverdura per ottenere una specie di purea che ho aggiunto a scaglie di sapone. Fuso il tutto a bagnomaria, emulsionato con una frusta, ho versato il composto in comuni vaschette per il ghiaccio.