Luglio, il finocchio selvatico
Il bell’arbusto leggero, aereo e profumato del Foeniculum vulgare Miller ssp.piperitum aleggia ovunque. Con le sue foglie filiformi e le slanciate ombrelle composte da tanti piccoli fiorellini gialli rallegra ogni incolto e ogni ciglio di strada e nasce, se lasciato sviluppare, spontaneamente, in ogni giardino. È una pianta che ama il sole e i terreni ghiaiosi. Ha, raso terra, piccoli grumoli da cui si innalzano steli robusti su cui sono inserite le foglie abbracciate al fusto: leggeri, eleganti: piccoli appetitosi fili verdi. I fiorellini gialli si trasformeranno, sul finire dell’estate, in piccoli aromatici acheni, semini secchi, deliziosi per aromatizzare impasti di pane e di dolci. Le belle, leggere infiorescenze giovani sono tenerissime e si sviluppano scalarmente e rapidamente e sono chiamate, in Salento, “caruselle” che significa, appunto, giovinette. È uso raccoglierle e metterle sott’aceto per utilizzarle tutto l’anno, come i capperi. Danno gusto al lesso, ai panini con tonno e pomodori, guarniscono friselle e bruschette, sono deliziose nel pesce alla pizzaiola. Spesso raccolgo capperi e caruselle insieme e metto sott’aceto entrambi nello stesso barattolo. Si fanno ottima compagnia. (Non male aggiungere anche qualche tenera fogliolina di finocchio di mare di cui vi ho già parlato in un articolo precedente).
È una pianta fortemente aromatica, ricca di un’essenza costituita principalmente da anetolo: stimolante, digestivo, diuretico, antispasmodico, stomatico, carminativo ed espettorante. Per tutte queste virtù è parte fondamentale della mia dolce tisana invernale che vado preparando dalla primavera all’autunno. Comincio con l’essiccare al sole le tenere foglie nascenti del limone ( quelle fuori posto) e continuo con l’alloro, i semi del basilico, qualche foglia di erba luisa (lippia citrodora), un po’ di origano, qualche fiore di timo e , per concludere, alle porte dell’ ìnverno, con le bacche del mirto. E’ una buona tisana di bel colore, digestiva e confortante nelle sere vicino al camino, insieme ad un buon libro o ad una buona compagnia. Questa pianta perenne era già nota nel mondo romano e Plinio la considerava un rimedio per le malattie oculari. Nel Medioevo fu usata per favorire la montata lattea ed ancor oggi, in Salento, il suo infuso è considerato un blando antispasmodico per i lattanti.