Aprile, i papaveri, paparina e papagna
Il 14 aprile, tra Parabita e Tuglie, un campo grandissimo di papaveri sfolgorava nel sole. Mi sono avvicinata per fotografarlo e l’ho trovato molto composito. I papaveri spontanei di mia conoscenza cambiano sfumature a seconda della latitudine. In Liguria tendono all’arancio, verso la Toscana rosseggiano, nelle Marche abbozzano una piccola macchia nera all’inserimento del petalo. In Grecia, a Delfi, ho incontrato papaveri con una splendida, grande e ben definita macchia nera sovrastata da una bianca, più piccola. In quel campo, con mio grande stupore, erano presenti tutte le varianti.
Bellissimo: il mio solito urlo è uscito spontaneo!
L’Italia c’era tutta e la Grecia si capiva che era vicina! E’ pianta spontanea intorno al Mediterraneo dai tempi della domesticazione dei cereali e spesso la si chiama rosolaccio ( papaver rhoeas ). In Salento la si chiama “paparina” e la pianta giovane ,non ancora fiorita,è un’apprezzata verdura primaverile. La ricetta della “fritta” è semplice: le piantine vanno lavate accuratamente e poi direttamente saltate in padella con uno spicchio d’aglio e un po’ d’olio (extra vergine d’oliva: Cela va sans dire!). Dopo la breve cottura si aggiunge una manciata di olive nere. Nella civiltà contadina, sia in Salento che nelle Marche, era considerata pianta medicinale ed usata per curare la gotta e l’insonnia dei bambini.
Il papaver somniferum, invece, è la prima volta che lo incontro sebbene pare sia spontaneo in tutta la fascia costiera italiana. La varietà spontanea in Salento è la ” geabrum” a fiori violacei. Ha fiori molto belli ed altrettanto effimeri della sua congenere. Appartiene alla stessa famiglia del papavero utilizzato ad altre latitudini per l’estrazione dell’oppio. Nel suo interessantissimo libro “Piante medicinali spontanee nel Salento” ( LiberArs ed.2002,) Salvatore Presicce precisa che la pianta che cresce nei nostri climi non possiede quantità di lattice tali da poter essere usate. Nella medicina popolare la “papagna” veniva usata per calmare gli stati di agitazione e insonnia dei vecchi, tosse, diarrea e dolori vari. Anche i semi possono essere utilizzati: essi non contengono alcaloidi . Se ne ricava un olio, già noto ai romani, come attestano Plinio e Columella, con proprietà emollienti e lenitive (molto simile a quello di girasole). Detto in Francia “huile blanche d’Oeillette” è usato anche in Belgio, Paesi Bassi e Germania, nelle zone cioè dove manca l’ulivo.
I semi sono inoltre utilizzati nel Nord Europa per un tipo particolare di pane. Buonissimo!